La nostra storia

Palazzo Muscati è collocato tra la chiesa di Sant’Andrea e il palazzo Filioli, si erge su antiche fabbriche medioevali: la chiesa fu eretta a devozione del santo venerato nella città di provenienza della gente slava che si insediò nell’antica Melficta.

Le fabbriche, si estendono da via Piazza alla retrostante via Scibinico dove, nella parte absidale della chiesa Sant’Andrea, sorge la chiesetta primigenia risalente all’anno 1126; Sebenicus è l’unica via della città vecchia che tramanda il nome della cittadina Sebenico (Sibenik) in Dalmazia. Il quartiere dove sorge palazzo Muscati è del x secolo in stile romanico pugliese, successivamente integrato a motivi architettonici rinascimentali che richiamano le costruzioni della Dalmazia con la quale Molfetta intratteneva commerci e contatti sin dal Medioevo.

Nel 1500 il borgo antico divenne una città con una importante cantieristica navale e un importante centro mercantile che vide il passaggio di navi dalmate, genovesi e veneziane. Per tali attività divennero numerosi i fondaci e gli stessi sotterranei di Palazzo Muscati presentano tracce di queste case-magazzino.

La chiesa di Sant’Andrea, edificata in epoca bizantina, è la prima ad essere documentata in un atto notarile del marzo del 1226 mentre la casa palazziata adiacente subirà diversi passaggi di proprietà, spesso parcellizzati, tra diverse e importanti famiglie di Molfetta come Matteo, Menta, Ameriuso, e poi ancora Bottoni, de Falcone, Lupis e Marinelli.

Nel 1636 con l’acquisizione della casa palazziata da parte del sacerdote Donato Muscati si darà luogo alla ristrutturazione dell’intero immobile con il nuovo portale arricchito di stemma: una mezz’aquila nascente da una fascia d’oro attraversante e ai lati dello stesso, sull’estradosso dell’arco furono situate due piastrelle: a sinistra raffigurante un cane che si morde le zampe e al centro l’epigrafe SIC CAUTIUS e su quella di destra vi sono: la luna crescente e una stella a otto punte. L’epigrafe incisa recita: CLARI IN TENEBRIS e sul frontone della finestra, al centro della facciata, è scolpita: GRA(TIA) DEI SUM ID QUD SUM.

Nel 1693 l’immobile fu venduto alla famiglia d’Aliano di Barletta che ne fece la sua abitazione fino a quando non fu rivenduto al maestro muratore Leonardo Libano che lo donò a sua figlia Francesca, moglie del notaio Mauro Fornari, con l’ausilio del suocero, il palazzo fu ristrutturato e ampliato, elevando la casa di altri due piani.

Nel 1802 gli eredi Fornari vendettero l’intero immobile al sacerdote Giuseppe Germano che estese la sua proprietà anche ai fabbricati limitrofi e retrostanti su Via Scibinico. Alla sua morte la proprietà passerà alla famiglia Vieste.

Oggi l’edificio presenta quattro livelli fuori terra con un paramento murario che denuncia le modifiche succedutesi nel tempo. Il portale di ingresso in pietra bianca locale, presenta un profilo continuo di conci lisci e bugnati lavorati a raggiera, disposti alternativamente che creano un effetto dilatativo del fornice d’accesso. All’interno dell’androne dell’ingresso del palazzo un caposcala in pietra a bassorilievo riproduce le insegne della nobile famiglia Muscati.

A partire dal XIX secolo, inizia il progressivo degrado della città vecchia, che raggiunge la sua massima espressione con un crollo, con vittime, avvenuto in Via Macina nel 1964 e che porta al suo totale sfollamento con il trasferimento fuori dall’abitato antico degli ultimi abitanti residenti.

Solo nel primo decennio del XXI secolo il grave stato di degrado di gran parte del centro antico impone d’intervenire drasticamente e con urgenza nel recupero, pena il rischio di perdere un patrimonio storico, urbanistico e architettonico di valore inestimabile.

Nel 1975 un nuovo Piano Regolatore Generale segna un profondo mutamento di approccio alla questione Molfetta vecchia che rischiava di essere rasa al suolo in favore di una indiscriminata riedificazione e speculazione edilizia. Si sceglie definitivamente la conservazione e il recupero dei tessuti edificati.

Inizia così il consistente processo di recupero della rinascita della “Terra” che le sta restituendo dignità e vita. Sono state riaperte quasi tutte le antiche strade che erano state chiuse, restaurati molti fabbricati, sia pubblici che privati, altri messi in sicurezza nell’attesa di interventi di risanamento nel rispetto dell’antica urbanizzazione.

L’impresa Balacco nel solco del recupero e valorizzazione dei beni storico-artistici ed architettonici nel 2000 acquisisce parte dell’immobile allo stato di involucro vuoto, attraverso la ricerca, da fonti documentaristiche, con l’avvallo della Soprintendenza dei Beni Culturali, attraverso un complesso processo di recupero ha cercato di ricostruire Palazzo Muscati nel rispetto delle strutture originarie, preservandone ogni elemento lapideo riveniente dai detriti accumulatesi nell’ultimo secolo di abbandono, nei lunghi e bui tempi trascorsi.

Nel 2015 il Palazzo Muscati torna a vivere in un contesto di risveglio urbanistico volto al rispetto di un luogo di bellezza e cultura.

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